El vino vegano

Il vino vegano

A nessuno sfugge il fatto che il veganismo sia di moda, se davvero la parola “moda” è quella giusta per uno stile di vita presente da molti decenni. Il termine “vegano” fu coniato nel 1944 da Donald Watson, fondatore della Vegan Society of England, e nel dizionario di Oxford del 1962 fu definito come “un vegetariano che non mangia burro, uova, formaggio o latte”. Il nostro dizionario della R.A.E. definisce la parola veganismo come “l’atteggiamento consistente nel rifiutare cibi o beni di consumo di origine animale”. L’esclusione, insomma, di ogni forma di sfruttamento e crudeltà nei confronti degli animali, sia a livello di cibo e vestiario che per altri scopi. Una filosofia di vita che si presta a un bel dibattito, ovviamente con una bottiglia di vino sul tavolo, e qui lascio una domanda per l’inizio: forse, se ci guardiamo intorno, gli esseri umani non vivono in se stessi. sfruttamento costante?

Come non potrebbe essere altrimenti, il veganismo è presente anche nel mondo del vino, poiché, sebbene il lettore non ci creda, molte cantine utilizzano prodotti di origine animale per chiarificare il vino. I più utilizzati sono: l’albume d’uovo; l’ictiocola, dalla coda di pesce; caseina, dal latte; o gelatina, dalla cartilagine di pesce. Difficile da credere, vero?

I vini vegani escludono la presenza di tracce di origine animale nella vinificazione, in modo tale che o non siano chiarificati o utilizzino prodotti di origine minerale come bentonite, polvere di argilla, o altri di origine vegetale, come piselli, patate , grano e carragenina, estratti dalle alghe. Difficile anche da assimilare.

A questo punto ritengo necessario fare un ulteriore passo avanti e chiedermi se sia necessario chiarificare i vini utilizzando qualsiasi tipo di prodotto, sia esso di origine animale, vegetale o minerale. Filtrazione e chiarifica non solo rendono i vini puliti e luminosi, seducenti agli occhi del consumatore, ma ne favoriscono anche la stabilità, che evita un eventuale precipitato che potrebbe intorbidarli. Tuttavia, ciò può essere ottenuto anche in modo naturale, con lunghi affinamenti a basse temperature e, comunque, lasciando precipitare spontaneamente il vino durante l’inverno. La cura e la pulizia sono essenziali per questo, ma l’insieme di questo modo di lavorare si tradurrà nel rispetto della filosofia del terroir.

Anche se, non possiamo dimenticare che, a volte, è necessario stabilizzare artificialmente i vini, perché, in fondo, le cantine non devono rischiare di rovinare il lavoro di un intero anno, soprattutto quando molti rispettano, scrupolosamente, la filosofia del terroir durante il resto del processo, dando finalmente vini vibranti, con anima e un fedele riflesso di un paesaggio.

Facciamo un giro, forse non si tratta di vini vegani, o biologici, o biodinamici, o commerciali, solo buon senso in quello che facciamo, ma chi decide qual è il parametro corretto? Insomma, quanto detto, un dibattito interessante perché ognuno tragga le proprie conclusioni.

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